SENTENZA DELLA CASSAZIONE A FAVORE DELLE LAVORATRICI DOMESTICHE NON REGOLARIZZATE
Sentenza rivoluzionaria della Cassazione, a favore delle collaboratrici domestiche con rapporto di lavoro non regolarizzato: badanti o collaboratrici domestiche possono spiare con telecamere per provare un rapporto di lavoro. La prova video è ritenuta valida durante il processo.
Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che le badanti e le collaboratrici domestiche che lavorano in nero, possono “incastrare” il loro datore di lavoro utilizzando un registratore o una piccola telecamera spia. Bisogna fare attenzione però a non violare la privacy del datore di lavoro, e per non incorrere alla violazione le condizioni necessarie devono essere due: la collaboratrice domestica dovrà essere presente nel momento della registrazione e nelle immagini non devono comparire scene di vita privata.
La Cassazione ha sempre qualificato come reato quando il padrone di casa si è servito di telecamere nascoste in casa per spiare la colf o la badante: si tratta di una violazione delle norme dello statuto dei lavoratori che vietano il controllo a distanza dei dipendenti. Tale comportamento è stato qualificato come reato anche nel caso di dispositivi di registrazione attivati a distanza dal datore non presente in casa, oltre a violare lo Statuto dei lavoratori si contravviene anche la normativa vigente sulla privacy.