BADANTI E COLF, UN “ESERCITO CHE LAVORA IN NERO”

Nel settore dell’assistenza domiciliare il lavoro nero è, da ormai troppo tempo, una “tradizione”.

A fine 2018 sono stati calcolati circa 530mila i non comunitari con permesso di soggiorno non in regola, di cui, tra i 150mila e i 200mila erano impiegati in nero come colf, badanti e baby sitter.

Il “Dossier statistico immigrazione 2019” rivela che su oltre 800mila domestici regolari la componente straniera rappresenta quasi il 70% del totale della forza lavoro.

In questi ultimi anni si è di fatto attuato un blocco degli ingressi forza lavoro in Italia, che da una parte ha indotto molti migranti economici a percorrere la via della domanda d’asilo (aumentando così i rigetti e creando maggiore irregolarità) e dall’altra ha lasciato scoperto un bisogno crescente di assistenza domiciliare da parte delle famiglie italiane.

Si stima per il 2020 una crescita degli stranieri irregolari con un conseguente incremento della quota di lavoratori domestici in nero quindi, mettere in campo delle politiche di regolarizzazione, diventerà ancora più urgente per un comparto sempre più cruciale per la società.

A fronte di una popolazione che tende sempre di più all’invecchiamento è stato calcolato che nel 2025 la domanda di badanti aumenterà del 9%. Da qui l’esigenza di avviare una programmazione dei flussi di ingresso di lavoratori non comunitari, che al contrario è ferma dal 2011.

La soluzione può essere una sanatoria specificatamente dedicata ai non comunitari per regolarizzare il loro status giuridico o una procedura di emersione estesa a tutti gli occupati in nero del settore domestico. Un’operazione che non solo sanerebbe gli inadempimenti amministrativi e previdenziali a carico dei datori di lavoro ma, nel caso dei lavoratori stranieri, anche il loro status giuridico irregolare.